Mi chiamo Alessandra Giorgi e sono nata a Vicenza, dove dipingo i miei mondi marini.

A Vicenza non c’è il mare, e mi manca così tanto che ho dovuto imprimerlo sulle tele per averlo sempre con me, sotto ai miei occhi, appeso alle pareti di casa.

Le immagini che mi affiorano nella testa sono di profondità marine viste da diverse angolazioni come dal basso in su, con la luce della superficie in lontananza quasi a essere dentro a un tunnel, e in questi sfondi mi appaiono banchi di pesci danzanti in moto spiralico, meduse evanescenti, calamari bioluminescenti.

Quando dipingo divento io stessa acqua, movimento, fluttuazione. E’ quasi una meditazione in blu, una ricerca spontanea di auto ipnosi. Le filigrane opalescenti dei miei soggetti mutano di continuo, a seconda dell'angolo di osservazione e dell'incidenza della luce: presenze misteriose rese ancora più affascinanti dalla loro elusività.

Cerco il mare come l’aria, e l’acqua si fa colore, le creature marine oscillano in uno stato di sospensione fluido, in una ricerca di stazionamento per la durata di un attimo eterno.

Creo profondità  marine come galleggiamenti nello spazio in dimensioni che si somigliano così tanto, acqua oltre la stratosfera, echi di riflessi ittici come stelle. Non è un caso che anche lo spazio siderale sia diventato un soggetto dei miei quadri, con le sue aggregazioni di soli e pianeti, le sue luminescenze, le sue distanze. Sono proprio le profondità e le sospensioni ad affascinarmi, sopra o sotto la mia capacità di osservazione; ed entrambe offrono campi d'indagine inesauribili.

Quando finisco un quadro desidero spesso scambiare la mia vita con quella di una medusa appena dipinta, o con quella di un pesce danzante insieme ad altre centinaia di suoi simili.

Forse il mondo sarebbe un posto più tranquillo se i movimenti del nostro corpo fossero sempre come quando ci muoviamo dentro l’acqua: i pensieri sarebbero meno inquieti, più eleganti e raffinati, affrancati dalla parziale assenza di gravità. L’acqua trova sempre una via.

Siamo composti in gran parte di acqua, e ce ne dimentichiamo troppo spesso.

Alla fine, in tutto possiamo ritrovare il moto dell’acqua, se lo osserviamo abbastanza a lungo.